Condividere è davvero la parola chiave di quanto si fa sui social?
“Social media: tecnologie e pratiche in rete che le persone adottano per condividere contenuti testuali, immagini, video e audio.” - da wikipedia.org
Condividere significa dividere qualcosa con qualcuno, spartire fisicamente o spiritualmente l’oggetto della condivisione affinché a ciascuno spetti una parte.
C’è un altro termine, a mio parere più adatto, per definire l’azione di chi fa un uso attivo dei social ed è “pubblicare”, cioè mettere in mostra, esporre il contenuto di un post al giudizio di una vasta gamma di spettatori. Gli spettatori più consapevoli sono portati a sviluppare naturalmente un senso critico che permette loro di discernere quanto vedono in internet in ciò che è degno di credibilità e ciò che non lo è. Ma cosa succede quando il fruitore di un contenuto non è in grado di fare questa differenza? Il mondo social si fonde indissolubilmente con il mondo reale e tutte le informazioni che si reperiscono tramite internet, in mancanza di un’accurata selezione, diventano parte del bagaglio di conoscenze che compongono l’esperienza di una persona.
La foto ritoccata di una modella si trasforma nella sofferenza legata all’impossibilità di raggiungere quegli stessi canoni estetici e la pubblicità o la sponsorizzazione non palesata del tutto di un influencer muta velocemente nel desiderio totalmente acritico di possedere immediatamente l’oggetto che quella data persona sta mettendo in vetrina.
L’apparenza e l’esteriorità sono gli argomenti che vanno per la maggiore sui social perché è di gran lunga più semplice trasmettere al proprio pubblico cosa secondo noi rappresenta concretamente l’ideale di bellezza estetica piuttosto che addentrarsi in temi più eterei come il bene e la giustizia. E se un tema non viene trattato è perché non è rilevante oppure perché coincide con qualcosa di già detto. L’aspetto fisico si lega così indissolubilmente al grado di riuscita che attribuiamo alle azioni che compiamo giornalmente con una grande distorsione della percezione che abbiamo di noi stessi e una notevole diminuzione dell’autostima nei soggetti che per un motivo o per l’altro non rientrano nel canone di bellezza definito nei minimi dettagli dai e sui social.
In questo circolo vizioso può cadere chiunque ma ovviamente la fascia di utenti più giovani ne è la più soggetta poiché si trova in una fase in cui si sta sviluppando la sfera emotiva e quella sociale.